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Tumori neuroendocrini, fino a 7 anni per diagnosi corrette

Oncologia Redazione DottNet | 12/11/2019 11:50

Oncologi, ma Italia è leader in Europa per il trattamento

 Sono rari e "silenziosi", perché solo nel 20% dei casi mostrano sintomi specifici. Le conseguenze possono essere gravi, perché per due terzi dei pazienti colpiti dai tumori neuroendocrini (Net) i ritardi nella diagnosi arrivano fino a 7 anni. In Italia, ogni 12 mesi, sono stimati circa 2.700 casi di queste neoplasie, classificate come rare perché interessano meno di 6 persone ogni 100mila abitanti, ed il nostro Paese è al vertice in Europa per numero di centri certificati dalla Società Europea dei tumori neuroendocrini: sono 8 e uno dei criteri indispensabili per ottenere il riconoscimento è la soglia minima di casi da trattare ogni anno, pari a 80. A queste patologie difficili da individuare e gestire è dedicato un media tutorial oggi a Milano.

"I Net possono insorgere in numerosi organi: nel 60% dei casi si sviluppano a livello del tratto gastro-entero-pancreatico, interessando l'intero tratto dall'esofago al retto, incluso il pancreas - spiega Massimo Falconi, Presidente Itanet (Associazione Italiana per i Tumori Neuroendocrini) e direttore del Centro del Pancreas dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano -. La seconda sede più frequente è rappresentata dal tratto broncopolmonare (25%). Il principale problema del paziente colpito da una neoplasia rara è 'dove andare', cioè a quale istituzione oncologica riferirsi. Una corretta diagnosi e una buona decisione clinica iniziale sono fattori cruciali".

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Tuttavia, "difficilmente un clinico può affrontare da solo e con perizia questa patologia rara e complessa. Serve un'alleanza tra le diverse figure professionali competenti. Inoltre - conclude l'esperto - è necessario concentrare risorse e conoscenze in centri di riferimento e condividere il più possibile le esperienze acquisite. Uno degli obiettivi di Itanet è proprio indicare a clinici e pazienti un percorso di cura chiaro e definito, promuovendo la diffusione delle nuove conoscenze e il loro trasferimento nella pratica clinica. Ed i centri di riferimento devono rappresentare un servizio per il paziente e il territorio".

fonte: ansa

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